La donna che visse due volte: Laura di Vera Caspary


Nel romanzo noir di Vera Caspary Laura è la donna che visse due volte, un enigma, che per risolverlo occorre addentrarsi nella sua vita.

immagine dal film Vertigine (1944)

La donna fatale per eccellenza

Laura era la femme fatale per eccellenza. Nessun uomo poteva resistere al suo fascino, nemmeno il sensibile detective della polizia di New York inviato a indagare sul suo omicidio.

Nel romanzo “Laura” di Vera Caspary, edito da Polillo, una donna affascinante e ambiziosa di nome Laura Hunt viene scoperta uccisa nel suo appartamento a New York. Ma è come se fosse una donna che visse due volte perchè il lettore lo scoprirà più avanti.

Si presume che conoscesse il suo assassino. Il detective Mark McPherson si occupa dell’indagine su questo intricato caso, ma ben presto si rende conto che molti aspetti dell’omicidio di Laura non sono chiari.

Durante le indagini, il detective si lascia affascinare dalla magnetica personalità di Laura e dal suo universo, mentre si delineano diversi possibili sospetti di omicidio, tra cui il fidanzato e l’amico di Laura, l’eccentrico editorialista Waldo Lydecker.

Ben presto emerge che il fidanzato potrebbe essere un beneficiario dell’assicurazione sulla vita di Laura.

Successivamente, qualcuno acquista il ritratto di Laura appeso nel suo appartamento… potrebbe essere l’assassino? Gli indizi sono disseminati ovunque in questo avvincente giallo-noir, che riserva un colpo di scena mozzafiato.

Laura è considerato da molti uno dei tesori più rari della letteratura gialla: un classico riconosciuto fin dal suo esordio dai lettori.


Il romanzo si distingue per tre qualità principali.

La prima è il personaggio di Waldo Lydecker, mentore di Laura Hunt, un editorialista vanitoso e malvagio che narra la storia dal suo punto di vista.

La seconda qualità è un ingegnoso colpo di scena (consulta la fine dell’articolo per le dichiarazioni dell’autrice).

Un altro punto di forza del romanzo è l’ambientazione: una storia di crimine noir nell’alta società della Manhattan degli anni ’40, caratterizzata da agenzie pubblicitarie, ristoranti alla moda e persone ricche molto detestabili.

Ispirato in parte al romanzo di Wilkie Collins “La donna in bianco” (1859), il racconto si sviluppa attraverso la narrazione in prima persona di diversi narratori, spesso inaffidabili.

Questa molteplicità di voci rende la storia noir ancora più avvincente. L’abilità della trama risiede nel fatto che ogni personaggio è sempre costantemente vicino a svelare la verità.

Il mistero che circonda la sua morte

Il romanzo spesso solleva questa questione: la figura di Laura può svelare i misteri che circondano la sua vita e la sua morte, come la sua popolarità e la sua dedizione agli amici? Oppure la sua rapida ascesa sociale a New York può offrire delle spiegazioni?

L’autrice smonta un classico giallo hard-boiled, popolare all’epoca, mettendo in risalto l’originalità dei personaggi che sfuggono ai loro stereotipi: Laura non è la solita “damigella in pericolo” da salvare, bensì una donna indipendente e di successo, capace di gestire i suoi corteggiatori a suo piacimento.

McPherson, dal canto suo, non è il solito detective cinico: è appassionato di alta cultura e aperto a discutere di filosofia oltre che di questioni pratiche di polizia.

E poi c’è l’affascinante Waldo Lydecker, un eccentrico saggista con un uso delle parole davvero unico.

“Laura” è un romanzo emblematico ambientato nella New York degli anni ’40, catturando il fascino sia palese che nascosto della città.

I personaggi riflettono su vita e morte mentre osservano la nebbia che avvolge Manhattan. Le loro conversazioni vivaci si svolgono nei ristoranti italiani e cinesi, dove si gustano piatti come cozze alle erbe piccanti cotte nel Chianti, pollo fritto in olio d’oliva su tagliolini con funghi e peperoni rossi, e ravioli cinesi.

L’autrice

Vera Caspary (1899-1987) è stata un’autrice prolifica, conosciuta per romanzi come “The White Girl” (1929), che esplora il tema dell’identità razziale, e “Bedelia” (1945), che decostruisce i ruoli femminili tradizionali.

Le sue opere spesso raccontano di donne minacciate che si dimostrano tutt’altro che semplici vittime o damigelle in pericolo. L’indipendenza è fondamentale per la sopravvivenza di personaggi come Laura.

Vera Caspary ha anche contribuito al cinema con numerose sceneggiature e storie originali, da cui sono stati tratti film come “Vertigine” (1944) e “Gardenia blu” (1953).

Una dichiarazione dell’autrice

“Non posso dire quando o come mi è venuta in mente l’idea per la storia di Laura, ma ricordo che una storia d’amore su un detective che si innamora di una vittima di omicidio mi ha tenuto sveglia molte notti.

L’idea non era nuova. Diversi scrittori avevano tentato senza successo di risolvere il problema. Non ricordo cosa abbia fatto scattare la mia soluzione: che la ragazza non era morta ma identificata erroneamente.

Ciò ha dato forma alla storia dell’uomo che, indagando sul suo omicidio, rimane affascinato dalla donna morta; arriva a conoscerla come non ha mai conosciuto una ragazza vivente; scopre il suo fascino attraverso l’intimità con ciò che ha lasciato alle spalle, il suo appartamento, il suo guardaroba, i suoi profumi e cosmetici, il suo libretto degli assegni e il suo diario, i suoi gusti in fatto di libri, musica e sport, le bottiglie del suo bar, gli amici che ha intrattenuto, gli uomini che l’amavano.

Doveva essere la storia di un uomo che desidera una donna che non ha mai incontrato e che crede che non potrà mai conoscere”.

(Vera Caspary da The Great Detectives)

vedi anche

Grisbì, un classico noir francese

Il libro su ebay

Laura, Vera Caspary ed. Polillo


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