I libri ingialliti: degradazione e conservazione
La carta è costituita da materiale igroscopico, ovvero capace di assorbire molecole dall’aria. Col tempo, alcuni componenti si degradano attraverso reazioni chimiche alterando il colore.
Nei casi più gravi, si manifestano macchie giallastre o brunastre, conosciute come foxing, termine derivato dal colore rossastro del pelo delle volpi.
I fattori interni sono legati alle sostanze presenti nel tipo di carta. Alcune carte economiche si ossidano più velocemente di quelle di qualità superiore. Elementi come la lignina del legno usato per produrre la carta e i metalli presenti nell’acqua dell’impasto accelerano la degradazione.
I fattori esterni
Oltre ai fattori interni, anche quelli esterni influiscono sull’invecchiamento, come la luce, l’umidità e le sostanze presenti nell’aria in cui i libri sono conservati.
Ad esempio, il fumo può impregnare i libri, lasciando un odore di tabacco. A lungo andare e senza adeguata ventilazione, ciò potrebbe scurire i bordi dei libri.
Anche la luce è la principale nemica della carta, quindi mai esporre i libri vicino a una finestra con luce diretta o intensa.
Un ambiente umido favorisce la proliferazione di batteri e muffe.
Gli esperti di conservazione consigliano un ambiente ideale tra il 40% e il 50% di umidità, e con temperature di circa 18-22°C.
Un’umidità troppo bassa può rendere la carta fragile, mentre temperature troppo elevate possono contribuire ad accelerare il degrado della carta e della rilegatura. Occorre evitare attici, scantinati e altri luoghi con rischio di infiltrazioni d’acqua e condizioni ambientali con sbalzi estremi.
Fluttuazioni di temperatura e umidità estreme sono dannose accelerando il deterioramento e portando a danni visibili come carta increspata, inchiostro che si sfalda, copertine che si deformano .
Anche se queste raccomandazioni possono risultare difficili da attuare in molte biblioteche e archivi, così come in contesti domestici, l’esperienza e i test scientifici dimostrano che mantenere livelli moderati e stabili di temperatura e umidità relativa prolunga significativamente la durata dei materiali.
Inoltre è importante spolverare i libri regolarmente per prevenire la proliferazione di insetti come l’Anobio, che attacca carta, pelli, legno, ed è molto ghiotto di sostanze di origine vegetale ricche di amido, oppure il Pesciolino d’argento o Lepisma saccharina, un insetto molto presente nelle abitazioni che ama la colla e i derivati dello zucchero e quindi anche le rilegature dei libri.
La pulizia
Secondo il NEDCC (Northeast Document Conservation Center) , istituto americano specializzato nella conservazione di biblioteche e materiali d’archivio cartacei, è consigliabile usare aspirapolvere o panni cattura polvere che la trattengono con cariche elettrostatiche, il classico piumino è da evitare poiché redistribuisce i residui intorno.
La pulizia impropria può essere dannosa, mentre una pulizia accurata e periodica prolungherà la vita dei vostri libri.
La muffa che si forma può macchiare la carta e le macchie possono essere evidenti anche dopo che la muffa visibile è stata rimossa. La colorazione è solitamente permanente.
Le efflorescenze compaiono quando i grassi e i sali nella pelle delle copertine o nel tessuto fortemente inamidato si cristallizzano.
L’efflorescenza ha un aspetto bianco, cristallino. Entrambi i problemi possono essere causati da alti livelli di umidità. Sebbene sgradevoli, questi problemi sono innocui e non sono motivo di preoccupazione, rispetto alla muffa vera e propria.
Purtroppo non si può eliminare il processo d’ingiallimento e invecchiamento della carta, ma si può prevenire.
Riassumendo, per evitare l’ingiallimento dei libri:
- evitare di mettere i volumi in luoghi con umidità superiore al 60%
- evitare di esporli a luce intensa, tipo fasce di luce da provenienti da una finestra
- evitare che la polvere si accumuli e possa attrarre insetti fastidiosi
- altro fattore da cui non si può proteggere l’ingiallimento sarebbe la composizione chimica della carta, elemento che individualmente potrebbe contribuire al deterioramento finale.
Per esempio questo volumetto della Bur grigia Rizzoli risalente agli anni ’50, dopo quasi 70 anni, nonostante sia su carta economica, relativamente non ha risentito molto del passare del tempo, probabilmente è stato mantenuto chiuso in un locale adeguato.
Vita di Dante – Tommaso Gallarati Scotti; ed. Bur Rizzoli 1957
Arsenico e piombo nei vecchi libri
Il “verde di Parigi” ha un nome affascinante, ma dietro si cela un pericolo.
Nell’Ottocento, il “verde di Parigi”, era un colorante a base di arsenico, e veniva utilizzato per rendere più attraenti i libri stampati su tela.
Con la diffusione popolare dei libri, dopo il cuoio, si cominciò a stamparli su tela e a usare pigmenti colorati, per renderli più attraenti.
Tuttavia, questo pigmento era tossico, a base di acetato arsenito di rame, il cui nome deriva dal fatto che nell’800 fu usato per derattizzare le fogne di Parigi, molti lo apprezzavano la sua brillantezza.
Questo pigmento contaminava molti oggetti, mettendo a rischio la salute senza che se ne riconoscesse il pericolo.
Col tempo questa tinta velenosa è stato abbandonata, ma i libri contaminati sono sopravvissuti.
La pericolosità è stata scoperta per caso nel 2019, Melissa Tedone, responsabile della biblioteca presso il Winterthur Museum, Garden and Library nel Delaware, negli Stati Uniti, mentre conservava uno dei libri della biblioteca, *Rustic Adorments for Homes and Taste* del 1857 , notò attraverso un microscopio che alcuni frammenti dell’amido tinto di pigmento verde utilizzato per rinforzare la tela del libro si stavano sfaldando.
La responsabile fece analizzare i campioni utilizzando uno spettrometro a fluorescenza a raggi X sulla sostanza mostrando che conteneva rame e arsenico.
Una preoccupante emergenza scoperta anche dall’Università di Düsseldorf e altre istituzioni bibliotecarie in tutto il mondo.
Le biblioteche hanno reagito chiudendo temporaneamente settori e mettendo in quarantena migliaia di volumi per valutare il rischio. Alcune istituzioni stanno sviluppando test rapidi per individuare la presenza di composti tossici.
Per fare fronte a questa minaccia, è stato istituito il “Poison Book Project“, un’iniziativa di ricerca coordinata dal Winterthur Museum, Garden & Library e dall’Università del Delaware. Questo progetto cerca di identificare pigmenti potenzialmente tossici nei libri, e catalogare le opere nocive.
Oltre il 50% delle rilegature in stoffa del XIX secolo analizzate per questo progetto fino ad oggi contengono piombo nella tela del libro, in una vasta gamma di colori.
L’inalazione di particelle del colore di queste copertine chiamato “Verde di Parigi” può causare vari sintomi, dallo stordimento, a vari problemi cardiaci e neurologici.
Tra le edizioni di libri di autori famosi c’è per esempio “The uncommercial traveller”, di Charles Dickens (London, Chapman and Hall, 1866), poi “A chronicle of the conquest of Granada”, di Washington Irving (London, Henry G. Bohn, 1850); “The lady of the lake”, di Walter Scott (Boston, G.W. Cottrell, 1857) e la lista continua.
Per quanto riguarda i titoli italiani i presenti nella lista del Poison Book Project sono almeno due al momento: “Della vita di Antonio Canova”, di Melchior Missirini (Prato, Frat. Giachetti, 1824) e “Dissertazione sulla patria de Christoforo Colombo”, di Felice Isnardi (Pinerolo, per i tipi di Paulo Ghighetti, 1838).
Quindi attenzione se avete in biblioteca libri del 1800 con un strano colore verde smeraldo.
Nella foto un esempio ( Evan Krape, University of Delaware)
Curiosità: un biscotto vecchio di 50 anni
immagine Università di Cambridge
Nel 2020 i bibliotecari dell’Università di Cambridge sono rimasti sbalorditi, dopo aver aperto un volume dell’epoca Tudor vecchio di 500 anni e aver trovato un biscotto di 50 anni fa, mangiucchiato a metà e incastrato tra le pagine.
Si ritiene che uno studente maldestro abbia lasciato cadere quello che sembra essere un biscotto con gocce di cioccolato mentre sfogliava il libro negli anni ’70.
Il volume venne donato proprio nel 1970, si tratta di un libro del 1529 Evangelium Joannis Tractatus che rappresenta una delle opere di Sant’Agostino conservato ora nell’archivio dei libri rari dell’università dove non sono ammessi cibo, bevande o altro.
Emily Dourish, vice custode di libri rari e primi manoscritti, colei che ha fatto la strana scoperta, spiega a The Sun:
“Era probabilmente uno studente che lesse il libro più di 50 anni fa che poi accidentalmente lasciò cadere un biscotto e se ne dimenticò”.
“All’epoca quando abbiamo ricevuto il libro, qualcuno gli avrà dato una breve occhiata e quindi lo avrà archiviato. Da allora nessuno lo ha mai aperto correttamente. “
I restauratori sono stati in grado di rimuovere le briciole secche e friabili in decomposizione, ma è rimasta una macchia di grasso su una pagina scritta a mano.
La bibliotecaria delle collezioni speciali dell’università ha twittato in tono ironico: “Per riferimento futuro, abbiamo dei segnalibri di carta privi di acidi per contrassegnare le pagine. Ma per favore, non usate prodotti da forno. ”
Il bibliofilo inglese William Blades (1824 – 1890) nel suo libro “I nemici dei libri” oltre ai classici elementi nocivi per i libri come l’acqua, il fuoco, il calore, inserisce anche la trascuratezza nel lasciarli impolverare, l’ignoranza e la bigotteria.
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