Grisbì. Un classico del noir francese di Albert Simonin fra denaro, tradimento e sopravvivenza


“Grisbi”, pubblicato nel 1953 con il titolo originale “Touchez pas au Grisbi!”, è un romanzo noir francese che narra le vicende di Max, un criminale esperto e astuto immerso nella malavita parigina del dopoguerra.

Jeanne Moreau e Jean Gabin nel film Grisbì del 1954


La trama ruota intorno a una sequenza di scontri tra bande rivali, forze dell’ordine e tradimenti. Max, famoso per la sua capacità di restare sereno anche nelle situazioni più tese, si vede costretto a confrontarsi con Frédo, un avversario che mette a repentaglio la sua posizione.

Criminalità e lealtà

Attraverso una narrazione vivace e dialoghi incisivi, arricchiti da descrizioni dettagliate del vibrante ambiente notturno parigino, il romanzo esplora temi di lealtà, avidità e la dura realtà della vita criminale.


In questo noir francese la storia prende vita in un bar notturno avvolto da un’atmosfera carica di tensione, dove i protagonisti condividono dettagli delle loro vite e dei pericoli incombenti.

Man mano che la vicenda si snoda, i conflitti tra Max e altri criminali si intensificano, sfociando in episodi di violenza e inganno. La narrazione è costellata di colpi di scena e una tensione crescente che culmina in un finale mozzafiato.

Il linguaggio gergale

“Grisbi” è un classico del noir francese, noto per la scrittura incisiva e coinvolgente di Simonin, caratterizzata dall’uso dell’argot.

A mio parere, questo romanzo poliziesco può entrare nella storia letteraria del dialetto e dello slang professionale.
Per la prima volta scopro un romanzo la cui originalità sta nell’essere stato concepito e scritto in questa lingua gergale, la cui forma più recente ricorre spesso a immagini allegre, pittoresche, indiscutibili e intraducibili in francese
.” scrisse Pierre Mac Orlan nella prefazione francese.

Questo gergo, a volte complesso da tradurre, riesce a evocare l’atmosfera densa e soffocante della vita criminale. I personaggi sono ben caratterizzati, ciascuno con le proprie motivazioni e fragilità, rendendo la lettura coinvolgente. La trama è costruita in modo efficace, con un ritmo che cattura e mantiene viva l’attenzione del lettore.

I soprannomi come Max il Bugiardo o Pierrot il Grosso conferiscono profondità a questi personaggi e a un ambiente ormai scomparso. È un’opportunità straordinaria per riscoprire i vecchi thriller di Albert Simonin (1905-1980), che non hanno sempre ricevuto il riconoscimento che meritavano dagli esperti.

Il talento di Simonin, con il suo sapore anni ’50, risulta straordinariamente poetico. Il mondo dei criminali del dopoguerra è esattamente come lo dipinge Simonin, l’uomo dallo slang vivace e dalle sillabe penetranti.

L’autore


Albert Simonin, autore di un dizionario di slang pubblicato in Francia nel 1957, è rinomato per la sua capacità di rappresentare fedelmente il linguaggio dei malviventi nei suoi romanzi noir, con un’accuratezza e una precisione straordinarie.


Nel 1953 pubblicò “Touchez pas au grisbi!”
Quest’opera iniziale gli portò subito la notorietà, vincendo il prestigioso Prix des Deux Magots, venendo adattata in un celebre film con Jean Gabin nel ruolo di Max.

“Grisbi” è il primo di una trilogia di noir francesi incentrata su Max il bugiardo, una serie di romanzi ricchi di umorismo e umanità, ambientati nel mondo dei gangster francesi. Questi gli valsero il soprannome di “Chateaubriand degli inferi”.

Malviventi e ballerine nella Parigi notturna

Nella storia, Max è ritratto come un astuto criminale, mentre Riton, un malvivente della vecchia guardia e amico di Max, è descritto come un esperto con il coltello.

La provocazione del piccolo truffatore Frédo dà inizio a un conflitto mortale. La sua arroganza e le sue minacce scatenano una serie di eventi che conducono a violenze e vendette. Frédo annuncia pubblicamente il suo proposito di regolare i conti con Riton. Meno di un’ora dopo, Frédo viene trovato morto dalla polizia.

Max, oltre a confrontarsi con i suoi rivali, deve affrontare anche la polizia, rappresentata dagli ispettori Larpin e Maffeux, che cercano di mantenere l’ordine nel caos della vita notturna parigina.

In questo noir francese c’è il grisbì, il malloppo

Nel racconto, il “grisbì” non è solo un obiettivo materiale per i protagonisti, rappresentato da una grande somma di denaro rubato, ma simboleggia anche la vita criminale e le sue conseguenze. Grisbì parola gergale da gris, grigio, il colore delle monete, divenendo popolare all’epoca in Italia anche tramite questo romanzo.

La storia si svolge principalmente in locali notturni iconici come il Mystific, un cabaret frequentato da ballerine e criminali, e il Tipica, un bar squallido. Questi luoghi sono il fulcro delle attività illecite, dove affari illegali e relazioni personali si intrecciano.

Il ruolo femminile in Grisbì: donne tra vulnerabilità e forza

In un racconto al maschile non mancano personaggi femminili come Josy, amante di Riton, una ballerina e figura centrale nel mondo notturno parigino, poi Lola: amica intima di Josy e anch’essa ballerina, le due donne condividono esperienze e aspirazioni, ma sono anche soggette alla brutalità del mondo che le circonda.

Le donne sono frequentemente descritte attraverso l’ottica maschile, diventando oggetti di desiderio per i malviventi, riflettendo una visione patriarcale della società dell’epoca in cui il loro valore è spesso legato alla bellezza e al loro fascino. Nonostante la vulnerabilità, i personaggi femminili mostrano anche capacità di agire in situazioni critiche.

Alcuni critici potrebbero notare che il romanzo si affida a cliché del genere noir francese , come il protagonista anti-eroe e le dinamiche tra bande rivali. Nonostante ciò, “Grisbi” riesce a offrire una visione autentica della vita nella malavita parigina degli anni ’50, rendendolo un’opera significativa nel panorama della letteratura criminale.

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Grisbì, Albert Simonin, edizione Del Duca 1954

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